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L’Influencer Marketing è una strategia di comunicazione alla quale oggi le aziende difficilmente possono rinunciare.
Vi abbiamo già detto come i numeri di questa tipologia di marketing siano in vertiginosa crescita praticamente ovunque. Ma dove si trovano gli influencer? Solo su Instagram?
Per rispondere a queste domande oggi vogliamo portarvi in un viaggio alla scoperta dei migliori esempi di Influencer Marketing degli ultimi anni. Quelle campagne che hanno avuto un effetto incredibile sull’immagine, le vendite e la reputazione di quei brand che hanno saputo sfruttare con grande abilità e cura la popolarità degli influencer. E che soprattutto non riguardano solamente Instagram, ma tantissime altre piattaforme e modalità di comunicazione.
Ma oggi vedremo anche le peggiori campagne di influencer marketing della storia, in cui qualcosa è andato storto provocando un danno di immagine per il brand in questione incredibile.
Partiamo subito!
Le top-killer campagne di Influencer Marketing
Una campagna di influencer marketing prevede una collaborazione tra brand e influencer, ovvero personalità caratterizzate da un alto livello di seguaci ed engagement. Questo tipo di strategia può riguardare micro o macro influencer, youtuber, podcaster, divulgatori informatici e imprenditori (Salvatore Aranzulla vi dice qualcosa?) e in generale personalità leader di determinati settori.
Vista la diversità di figure in grado di ricoprire il ruolo di influencer, le piattaforme su cui è possibile realizzare delle campagne di Influencer Marketing sono molteplici: social network (Instagram in primis, Facebook, LinkedIn, Twitter), YouTube, Podcast e molto altro ancora.
Abbiamo raccolto degli esempi di top-killers campagne di Influencer Marketing che riassumono le potenzialità delle varie piattaforme e delle varie figure di influencer.
Influencer marketing sui social
1. Audible e i micro-influencer
Audible è la piattaforma di Amazon dedicata all’ascolto di podcast e audiolibri, i due principali protagonisti della rinascita audio degli ultimi anni.
Questa piattaforma si rivolge spesso ai micro-influencer (ovvero creator digitali con un numero di follower compreso tra le 1000 e le 100mila persone) per promuovere i propri servizi e prodotti.
I micro-influencer vengono sempre di più apprezzati dai brand perché, nonostante un numero di seguaci relativamente “esiguo”, si rivolgono solitamente a delle nicchie di mercato dal grande valore e interesse pubblicitario. Sono quindi delle personalità che divengono dei veri e propri punti di riferimento per delle specifiche community che del loro consiglio tendono a fidarsi.
Un esempio di strategia di Influencer Marketing di Audible ha coinvolto un micro-influencer statunitense, il fotografo Jesse Driftwood, che in un suo post su Instagram ha parlato di quanto Audible sia stato fondamentale per lui per imparare di più riguardo il business management e la produttività.
Takeaway: Seconda una ricerca Nielsen, l’83% delle persone americane ha affermato di fidarsi dei consigli provenienti da persone che seguono rispetto alla pubblicità tradizionale. Il semplice aneddoto raccontato nel post da Jeff ha lo scopo di far percepire alle persone autenticità e sincerità, come se stessero ricevendo una raccomandazione genuina dal proprio migliore amico.
2. Daniel Wellington e dei partner davvero inusuali
Il brand di orologi da polso Daniel Wellington non è nuovo ad utilizzare i social media e le figure degli influencer per promuovere i propri prodotti. Anzi potremmo dire che proprie su queste attività ha basato la sua fortuna e immensa popolarità.
Ma tra gli esempi di campagne di influencer Marketing sicuramente più innovative e originali possiamo annoverare la sua collaborazione con l’account Instagram di nient’altro che… due cani!
L’account in questione si chiama @canadianbros e conta oltre 40mila follower che seguono quotidianamente le vicende dei due cani Jasper e Louie. Ma cosa c’entrano due cani con un brand di orologi?
Takeaway: E proprio in questo sta il segreto del successo di questa campagna: non c’entrano assolutamente nulla! In questo modo il brand di orologi ha potuto raggiungere una target audience differente rispetto alla propria. E per farlo ha utilizzato un account particolare, oltre che per il fatto di avere come protagonisti due animali, anche per il fatto che nei post comunica proprio dal punto di vista di Jasper e Louie.
3. Casper e gli eventi privati
Casper, una startup statunitense specializzata nella vendita di materassi che nel giro di soli due anni è arrivata a valere oltre 500 milioni di dollari, ha lavorato con diversi influencer amanti dei cani per promuovere il lancio del suo nuovo prodotto dedicato proprio ai nostri amici a quattro zampe.
Venti influencer – con un seguito combinato di oltre 3,5 milioni di amanti dei cani – sono stati invitati a partecipare a una festa di lancio a Manhattan, con tanto di tappeto verde e “pupperazzi”, la versione canina dei paparazzi.
L’evento è stato anche trasmesso in diretta streaming su Facebook da Dodo, un outlet online che si rivolge alle persone amanti degli animali.
Takeaway: Gli eventi privati costituiscono sicuramente un ottimo modo per coinvolgere quanti più influencer in contemporanea. Inoltre, si configurano come dei veri e propri eventi in grado di attirare influencer con milioni di seguaci, anche detti macro-influencer. L’originalità, la personalizzazione e la condivisione dell’evento danno poi vita a risultati davvero efficaci per i brand che si cimentano in questo tipo di attività.
Influencer Marketing in audio
VOISLAND e i podcaster-influencer
VOISLAND è il nostro network dedicato a podcaster e brand che perseguono tra i vari obiettivi quello di monetizzare attraverso i podcast, i primi, e raggiungere una target audience qualificata attraverso le pubblicità su podcast, i secondi.
Grazie alle pubblicità su podcast, e in particolar modo le host-read ads, i podcaster possono divenire dei veri e propri influencer.
Le host-read ads sono infatti delle inserzioni pubblicitarie dinamiche, lette e interpretate dal proprietario del podcast. Si tratta di inserimenti di audio da 30-60 secondi in cui il conduttore del podcast legge, utilizzando il suo tone of voice e stile, un messaggio pubblicitario del brand.
Il podcaster riceve solitamente un brief dal brand, registra il messaggio promozionale, e questo verrà inserito dinamicamente in tutto il suo inventory (anche in tutti gli episodi già pubblicati) per tutta la durata della campagna.
I benefici di questo tipo di podcast advertising dipendono dal fatto che permettono una comunicazione più “trustable” e personalizzata per l’ascoltatore. Inoltre le pubblicità risultano perfettamente integrate con lo show, mantenendo gli ascoltatori ingaggiati. Sono anche pubblicità fresche e originali che tendono a catturare facilmente l’attenzione degli ascoltatori.
Le host-read ads rappresentano indubbiamente la soluzione pubblicitaria più vincente ed efficace del podcast advertising.
Secondo infatti i dati forniti da Nielsen Company negli Stati Uniti, le host-read ads performano molto meglio rispetto alle non-host-read ads quando guardiamo al dato degli ascoltatori che cercano informazioni riguardo un prodotto. Le host-read ads producono inoltre un aumento medio del 50% nell’intento di acquisto e nelle raccomandazioni tra gli ascoltatori rispetto alle non-host-read ads.
Con questa tipologia di annunci dinamici, gli speaker – host – del podcast diventano degli influencer in grado di offrire contenuti sponsorizzati e altamente personalizzati al loro pubblico.
Gli host sono in grado di continuare a servire il proprio pubblico con un tono di voce con cui gli ascoltatori hanno familiarità, non interrompendo così l’esperienza del podcast come avverrebbe con una sceneggiatura scritta da un marchio o da un’agenzia.
Influencer marketing su YouTube
YouTube e gli youtuber-influencer
I The Jackal, tra gli youtuber più famosi in Italia, nel 2019 hanno collaborato con Wind dando vita, tra gli altri contenuti, al video che potete vedere qui sopra. Il video “Le piccole gioie della vita”, utilizzando lo stile e la comicità dei The Jackal, comunica al pubblico il programma ‘WINDAY’, dedicato ai clienti Wind, che consente di acquisire in modo gratuito, ogni giorno della settimana, regali, vantaggi e promozioni con un’esperienza tutta digitale attraverso l’APP MyWind.
Il contenuto è dinamico e divertente, un vero e proprio branded content.
Takeaway: Le pubblicità tradizionali risultano spesso noiose per coloro che le fruiscono, ponendosi come una sorta di interruzione nei confronti del contenuto che stanno vedendo o ascoltando. Il branded content invece non è basato su un marketing di interruzione bensì di attrazione in cui a farla da padrone è il contenuto. In questo caso specifico, oltre al branded content, Wind si è anche servita dei The Jackal, influencer molto popolari e con milioni di follower su YouTube e sui social.
P.S: anche il branded podcast è una forma di branded content. Una forma di branded content esclusivamente audio.
Influencer marketing su blog
Anche il blog può diventare un ottimo strumento di Influencer Marketing, laddove la sua popolarità non sarà misurati in like o follower bensì in traffico reale e potenziale che quel sito web è capace di generare. Prima abbiamo citato Salvatore Aranzulla, il cui strepitoso successo è nato proprio sulla base del suo sito e blog omonimo aranzulla.it
Bigelow Tea e i blogger-influencer
Bigelow Tea è uno dei brand più conosciuti nell’industria del tè. L’azienda ha più volte fatto ricorso alle figure degli influencer per promuovere i propri prodotti e raggiungere così una platea di potenziali consumatori più ampia. In una di queste sue campagne, si è rivolta a delle blogger di lifestyle tra cui Ashley di Cherished Bliss. Ashley ha scritto sul suo blog una ricetta contenente proprio i prodotti di Bigelow Tea. Questa pagina di blog è riuscita a scalare i risultati dei motori di ricerca facendo comparire Bigelow Tea nelle prime posizioni di Google per alcune tra le parole chiave più competitive e trafficate utili al suo business.
Takeaway: la ricetta non ha raggiunto solo il pubblico del blog di Ashley, ma venendo ricondivisa centinaia di volte un pubblico di gran lunga ancor più ampio.
Le campagne di Influencer Marketing più disastrose della storia
Quali sono le campagne di Influencer Marketing che hanno avuto invece un effetto boomerang, rivelandosi un vero e proprio disastro?
Ecco alcuni esempi di Influencer Marketing… davvero terribili!
1. Pepsi e Kendall Jenner
La collaborazione tra Pepsi e la supermodella statunitense, Kendall Jenner, nel 2017 si rivelò un vero e proprio disastro.
Nello spot pubblicitario in questione viene messa in scena una protesta del movimento “Black Lives Matter” a supporto della campagna globale di Pepsi sulla diversità. Ad un certo punto del video la modella Kendall Jenner abbandona il suo servizio fotografico per partecipare alla protesta e offre ai poliziotti, che nel frattempo stanno cercando di controllare la folla, una lattina di Pepsi riportando così un clima di pace e serenità.
La campagna venne ripresa in un tweet molto ironico da parte della figlia di Martin Luther King Jr con annessa la frase “Se solo Papà avesse saputo che sarebbe bastata una lattina di Pepsi.”
Lo spot venne immediatamente rimosso da Pepsi che dovette anche scusarsi pubblicamente per il suo contenuto. Questo esempio ben evidenzia quanto sia importante scegliere la giusta figura di influencer – e sicuramente non una supermodella bianca per un movimento di protesta a favore dei diritti delle persone di colore – per la propria campagna per evitare di incappare in fallimenti davvero imbarazzanti.
2. Kim Kardashian e Duchesnay
I brand e gli influencer devono agire in maniera responsabile quando promuovono un prodotto. Ciò è particolarmente vero se il prodotto in questione è un medicinale o un farmaco che può causare effetti collaterali a lungo termine nei consumatori.
Una delle influencer più pagate al mondo, Kim Kardashian, ha trascurato proprio queste regole durante la sua collaborazione con Duchesnay. Ha pubblicato infatti su Instagram un selfie promuovendo un farmaco di questa azienda – per la nausea mattutina – senza far alcun riferimento ai rischi connessi al prodotto, ma esaltandone esclusivamente i benefici.
Il post ha attirato così l’attenzione dell’agenzia per gli alimenti e i medicinali statunitense (FDA) che ha promesso pesanti sanzioni per l’azienda se il post non fosse stato immediatamente corretto o rimosso. Infine, la Kardashian fu pertanto obbligata a rimuovere il post che però ormai aveva già fatto molti danni.
Questa campagna di Influencer Marketing si attirò infatti moltissima pubblicità negativa che finì per danneggiare sia l’influencer che il brand in questione. Ecco dunque l’ultimo degli esempi di Influencer Marketing più disastrosi della storia.
Conclusioni
Si conclude qui il nostro viaggio alla scoperta di alcuni tra i migliori e i peggiori esempi di campagne di influencer marketing degli ultimi anni. Fare influencer marketing non significa però solamente fare affidamento a Instagram. Come abbiamo visto gli strumenti a disposizione dei brand sono davvero tanti, tra cui YouTube e soprattutto audio e podcast.
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